venerdì 28 febbraio 2014

Sabati FAVOLosi!

Sabati FAVOLosi, per i bimbi che di gioco son golosi!

Anche a marzo si rinnova l’appuntamento del sabato pomeriggio con i SABATI FAVOLosi, attività di animazione e laboratori creativi per tutti i bambini dai 3 ai 7 anni.
Gli incontri, organizzati in collaborazione con i Giovani Raccontastorie, si terranno presso la Biblioteca Centro Cultura di Nembro dalle ore 16:30 alle ore 17:30 nelle seguenti date:
  • Sabato 1 marzo: “Arlecchino comanda color…”.
  • Sabato 8 marzo: “Mago maghetto…un raffreddore, un dispetto!”.
  • Sabato 15 marzo: “Mangia le uova e tranquillo riposa!”.
  • Sabato 22 marzo: “Zucca, zucchina…principessina!”.
  • Sabato 30 marzo: “English party!” giochi, filastrocche e sketch tutti in inglese.

Bimbi a teatro

Riparte per il quinto anno BIMBI A TEATRO, rassegna teatrale per le famiglie organizzata dall'Assessorato all'istruzione e Cultura del Comune di Albino che, a partire da questa edizione, si avvale della consulenza artistica ed organizzativa della compagnia Il Teatro Prova di Bergamo.
Oltre a due proposte di Teatro Prova, sono previsti uno spettacolo della Compagnia bergamasca Teatro Daccapo e una produzione pluripremiata a livello internazionale della compagnia Teatro Gioco Vita di Piacenza. 
Sono quattro i titoli in calendario, programmati a cadenza mensile di domenica da dicembre 2013 a marzo 2014 alle ore 16.00 presso l’Auditorium Città di Albino:
  • 15 dicembre 2013 con "Il fieno di Santa Lucia" di Teatro Prova;
  • 19 gennaio 2014 con "L’amico albero" di Teatro Daccapo;
  • 2 febbraio con "Cappuccetto rosso e il principe azzurro" sempre di Teatro Prova;
  • 16 marzo 2014 con "Piccolo Asmodeo" della Compagnia Teatro Gioco Vita di Piacenza.
Ingresso: biglietto unico € 5,00 (apertura botteghino ore 15.15)
Si consiglia la prenotazione telefonando agli uffici di Teatro Prova (tel. 035 4243079) da lunedì a venerdì dalle ore 9.00 alle ore 16.00 e la domenica di spettacolo dalle ore 11.00 alle ore 15.00.

(Sara)

martedì 25 febbraio 2014

Crisi

CRISI

Secondo il vocabolario, una crisi  è un cambiamento traumatico o stressante oppure una situazione sociale instabile e pericolosa.
Vi sono crisi economiche, politiche, sociali, famigliari, esistenziali, identitarie...
Insomma, ce n'è per tutti i gusti. Anche noi, quotidianamente viviamo le nostre piccole o grandi crisi private, non ultimo come genitori. Andiamo in crisi quando le cose si ingarbugliano, non vanno esattamente come avevamo previsto e ci costringono a cambiare, a prendere nuove decisioni ( a proposito, “crisi” in greco significa proprio “decisione”), a inventare nuove strade e a porci altri obiettivi.
Comunemente pensiamo alla crisi come ad un brutto momento, che comporta disagi, stress e sofferenze – ed è tutto vero - , ma il momento di crisi ci costringe anche ad un cambiamento che può trasformarsi in crescita, rendendoci più forti e capaci di affrontare le difficoltà. In modo particolare succede con i figli che sono una causa frequente del nostro “andare in crisi”. Forse sono proprio i loro comportamenti provocatori a spingerci alla ricerca di nuove spiegazioni e di alternative alla routine famigliare.
Cerchiamo dunque di non soccombere alla crisi, di non soffocare nel senso di inadeguatezza, ma di cogliere l'opportunità per riprendere ad interrogarci e rinnovarci.

Pezzettino

PEZZETTINO
Leo Lionni

Il suo nome era Pezzettino. Tutti i suoi amici erano grandi e coraggiosi e facevano cose meravigliose. Lui invece era piccolo e di sicuro era un pezzetto di qualcuno, pensava, un pezzetto mancante. Ecco, così comincia il viaggio di Pezzettino, alla scoperta dell'origine. Un viaggio per incontrare uomini forti, uomini che corrono, uomini saggi...fino a scoprire, durante un ruzzolone, la sua verità. Una storia per narrare ai più piccoli come si diventa grandi.


(Alice)

venerdì 21 febbraio 2014

I bambini fanno ciò che vedono


L’imitazione, l’atto di riprodurre i modi di fare, i gesti, l’aspetto, i comportamenti di un’altra persona, porta ad apprendere nuovi concetti, abilità ed aspetti del carattere. Soprattutto per i bambini, imitare è una forma di apprendimento, li aiuta a modellare il loro modo di fare ed essere.
L’imitazione, quindi, è un processo cognitivo e agisce su due piani, quello conscio e quello inconscio. Nei suoi studi sullo sviluppo del neonato, lo psicologo svizzero Jean Jean Piaget aveva già osservato come i piccoli imparino in fretta a rispondere per imitazione (Piangi? Piango. Ridi? Rido), già a 2 mesi, infatti, riescono ad imitare gesti anche senza aver ben chiaro a cosa servano. Più i bambini crescono più si specializzano nel loro imitare, dando un significato a quanto agiscono, imparando a cosa serve un gesto piuttosto che un altro. Imitano soprattutto le persone di riferimento, quelle di cui si fidano e a cui vogliono bene. Ed è proprio perché si fidano delle persone che imitano che, quando assumono un certo comportamento, istintivamente lo considerano corretto. “Se lo fanno mamma e papà andrà sicuramente bene!”.
Ecco perché è bene che gli adulti prestino molta attenzione a ciò che dicono e fanno, ricordandosi del fatto che bambini anche molto piccolo sono abilissimi nell'assorbire ogni atteggiamento, parola o gesto, corretto o errato che sia. Prima ancora di spiegare che un comportamento non è corretto, è bene mettere in discussione noi stessi, cercando di modificare proprio quegli atteggiamenti che non vorremmo mai vedere in nostro figlio.

(Sara)

Sorridere, il profumo della vita!


Perché sorridere fa bene?

Il bisogno che ognuno di noi ha di sorridere e di ricevere sorrisi si collega al bisogno estremo di armonia che abbiamo nel vivere quotidiano. È quasi un desiderio di ritornare a uno stato infantile in cui non c’era bisogno di stimoli esterni per sorridere, ma l’atto del sorridere nasceva dalla saggezza istintiva del nostro corpo.
Il sorriso innocente di un bambino può essere visto, infatti, come disponibilità spontanea a collegarsi con le persone che gli sono familiari, come capacità di percepire il mondo e come desiderio di essere percepiti, come disponibilità alla comunicazione. Il sorriso dell’infanzia è senza secondi fini; è la prima semplice organizzazione dell’io: “Io ci sono perché tu sorridi, tu ci sei perché io sorrido, il mio sorriso apre il tuo sorriso”.
Ma a poco a poco, a contatto con il mondo e con l’adulto, quel sorriso innocente scompare per sempre. E da automatismo fisiologico, fonte fisica di benessere, si trasforma in espressione intenzionale di stati emotivi, manifestazione volontaria.
Tutto quello che ci resta è la possibilità di rievocare quel sorriso, di ricostruire, con una specie di sogno immaginativo, quello stato primordiale che abbiamo attraversato.

(Dott.sa A. Sepe)

Invictus

Ecco la poesia che ha aiutato Mandela a sopravvivere ai 27 anni di carcere a Robben Island, dove è stato rinchiuso in una cella di pochissimi metri quadrati.
La traduzione è quella data nel film di Klint Eastwood dal titolo omonimo.


INVICTUS

Dalla notte che mi avvolge
nera come la fossa dell'inferno
rendo grazie a qualunque Dio ci sia
per la mia anima invincibile.

La morsa feroce degli eventi
non m'ha tratto smorfia o grido
sferzata a sangue dalla sorte
non s'è piegata la mia testa.

Di là di questo luogo d'ira e di lacrime
si staglia solo l'orrore della fine.
Ma in faccia agli anni che minacciano
sono e sarò sempre imperturbabile.

Non importa quanto angusta sia la porta
quanto impietosa la sentenza,
sono il padrone del mio destino:
il capitano della mia anima.



W. E.  Henley ( 1849-1903)

Fatica

FATICA
Nessuno la vorrebbe fare, eppure non facciamo che parlarne.
"Che fatica!" , "Come sono stanco..."
Ci sentiamo spesso stanchi e affaticati: in verità il più delle volte  confondiamo la fatica con la stanchezza!
Ma se la stanchezza è lo stato in cui ci troviamo dopo un particolare sforzo, la fatica è esattamente la forza che mettiamo nel compiere l'azione stessa, soprattutto se questa si rilvela impegnativa.
Ecco quindi la fatica come parente prossima dell'impegno, e come tale anche strettamente connessa alla soddisfazione.
Quando un percorso ci richiede concentrazione, lavoro, costanza, impegno, ci costa fatica ma insieme ci appaga nel momento in cui l'obiettivo è raggiunto.
Per apprezzare una conquista occorre assaporare la fatica che questa richiede. Ciò che otteniamo subito, senza sforzo, senza passione e coinvolgimento, non genera in noi la stessa soddisfazione di ciò che ha richiesto la nostra fatica.


Insegnare ai bambini e ai ragazzi a sostenere la fatica contribuisce a renderli persone forti, capaci e soddisfatte. Non è cosa da poco.

Federico

FEDERICO
Leo Lionni

C'era una volta, in fondo al cortile, un vecchio muro. E dentro al muro c'era la casa dei topini indaffarati. E tra i topini sempre affaccendati a raccogliere le provviste c'è Federico. «Federico, perché tu non lavori?» Gli chiedono continuamente i topini. Lui, serio serio, anziché raccogliere semi, riempie cesti di parole e di sole e di colori. A ciascuno il suo, perché durante l'inverno si avrà bisogno di ogni cosa, poiché non di solo grano vivono i topi...

(Alice)


martedì 18 febbraio 2014

Boy

BOY
Roald Dahl

L'autobiografia del grande scrittore per ragazzi Roald Dahl ci immerge in un mondo ormai passato, ci dà lo spaccato della vita di un bambino nella prima metà del Novecento.
Se dunque temiamo per le piccole difficoltà dei bambini moderni, proviamo a dare una breve occhiata alle "avventure"  del piccolo Roald, alle prese con i bulli del collegio, con la fame perenne e con le frustate del direttore.
Lo sguardo ingenuo del bambino lascia trasparire una realtà a volte crudele, altre volte serena e giocosa, sempre interessante e coinvolgente.
Nei tempi delle comunicazioni via internet, proviamo a ripensare ai rapporti intrattenuti attraverso le lettere che ogni settimana si scambiavano Roald e la mamma, lettere che hanno lasciato al futuro scrittore un'impronta indelebile di ciò che egli ha vissuto negli anni della lontananza dalla famiglia.
Riusciremo anche noi a lasciare una traccia del nostro passaggio su questa terra nonostante la "volatilità" delle nostre comunicazioni quotidiane via mail?

(Paola)

Tempo della mamma, tempo del papà

Mamma, tu lo sai dividere bene il tempo?
Sì, ci sono i minuti, le ore...
Ah, sì. Ma intendevo un'altra cosa. Fa niente. Mamma, è vero che oggi è il giorno in cui sto con il papà?
Sì, ti viene a prendere tra poco.
Mi ha detto che andiamo a fare un giro con l'autobus e poi a giocare a calcio. Però gli devo dire una cosa importante.
Che cosa?
Eh...non so se te lo posso dire...Gli devo dire che il prossimo sabato non può venire a prendermi.
E perchè?
Perchè poi viene il tuo amico nuovo, che pure lui porta qui i suoi bambini. Poi i suoi bambini per 15 giorni sono con la loro mamma vera, non tu, e io non li posso più vedere. Se vuoi che diventiamo un po' fratelli è meglio che gioco con loro il prossimo sabato.
O no?
Mamma, tu lo sai dividere bene il tempo?

(Alice)

Leo Lionni, uno scrittore più che consigliato

Leo Lionni racconta e disegna animali speciali, animali che sono i nostri bambini, animali che siamo noi. Con una semplicità che ci fa sgranare gli occhi come dentro a un sogno, fa intravedere che, guardando le cose da un altro punto di vista, le cose siano nuove, le vite siano altre.
Leo Lionni parla a tutti, sorprende coloro che hanno compiuto 3 anni e coloro che ne hanno dieci volte tre!

(Alice)

Come funziona la maestra

COME FUNZIONA LA MAESTRA
Susanna Mattiangeli e Chiara Carrer

Susanna Mattiangeli e Chiara Carrer mescolano parole e ritagli per tracciare un immagine poetica e verissima della maestra.
Dentro alla maestra c'è un po' di tutto: i fiumi, i cinque sensi e i faraoni. Ci sono maestre a righe e maestre a quadretti, maestre di misure diverse, ma una maestra piccola non è una mezza maestra così come una grande non vale doppio. Una descrizione che vale per le maestre di ieri e per quelle di oggi, per ricordare ai grandi cos'era la scuola e per farla amare ai piccoli, mostrando loro pagine di collage e gessetti che sono già un invito a sedersi al banco.


(Alice)

domenica 16 febbraio 2014

martedì 11 febbraio 2014

Con le ciaspole alla scoperta delle foreste della Lombardia

Montagna, neve, ciaspole!

Prende il via la “sessione invernale” di Foreste da Vivere, manifestazione promossa da Regione Lombardia e realizzata da ERSAF, per valorizzare e divulgare il patrimonio forestale lombardo che, per l’occasione, ha organizzato una serie di ciaspolate per i monti della Lombardia.
La partecipazione è gratuita con iscrizione obbligatoria; è possibile noleggiare le ciaspole e usufruire di un ristoro caldo. In alcune occasioni è possibile, previa prenotazione, fermarsi anche a cena.

Ecco il programma delle gite con le ciaspole:

- Sabato 15 febbraio: Morterone, Foresta Regionale Monte Resegone.
Iscrizione entro il 12 febbraio. Info: 347.9789714   -   340.5217111   -   0341.492450

- Sabato 15 febbraio: Alpe Culino, Foresta Regionale Val Gerola.
Iscrizione entro il 13 febbraio. Info: 0342.605580   -   email: morbegno@ersaf.lombardia.it

- Domenica 16 febbraio: Alpe Legnone, Foresta Regionale Val Lesina.
Info: 334.5736108

- Sabato 1 e domenica 2 marzo: Val di Mello - Bagni di Masino, Foresta Regionale Val Masino.
Info: 0341.202040   -   email: lecco@legambiente.org

- Sabato 15 marzo: Morterone, Foresta Regionale Monte Resegone.
Iscrizione entro il 12 marzo. Info: 347.9789714   -   340.5217111   -   0341.492450


Nati per essere portati

Modi alternativi per portare il proprio bambino, perché non impararli?!
Con Serena Pirovano, insegnante di massaggio infantile AIMI e istruttrice presso l’associazione Portare i piccoli (un'associazione culturale, senza scopo di lucro formata da nove istruttrici che promuovono la cultura e la pratica del portare i neonati e i bambini a contatto), si può.
In collaborazione con il Micronido “Le ali della fantasia” (via Marco Ghirardelli 57, Gandino), GIOVEDÌ 27 FEBBRAIO alle ore 16.45 terrà un incontro formativo dedicato al tema del portare, indirizzato alle neo mamme e alle gestanti che intendono conoscere ed imparare a portare il proprio bambino con vari ausili e supporti tra cui la fascia lunga, il mai tai e la fascia ad anelli.
Il costo è di 5 €, merenda inclusa.
Per info e iscrizioni: 035748975   -   3927733294   (è gradita la conferma di partecipazione entro venerdì 14 febbraio).


(Sara)

Si possono fare due cose nello stesso momento?

Papà, lo sai che io da grande voglio fare o lo stilista o il tennista.
Che belle idee, e come ti sono venute?
Perché io disegno già i vestiti, con le mie compagne, sul libro della moda, all'intervallo. Però poi voglio fare anche il tennista perché faccio quello sport.
Solo che non posso farli tutti e due.
Perché? Chiede il papà.
Perché se alla domenica ho la sfilata e anche la partita?? Come faccio a essere in due posti nello stesso momento?

(Alice)


Felicità

FELICITA'

Tutti noi desideriamo essere felici, e lo auguriamo a chi amiamo. Tuttavia la felicità non sembra essere una condizione troppo diffusa.
Se ci ascoltiamo con attenzione, possiamo accorgerci che nelle conversazioni quotidiane buona parte del tempo è dedicato a lamentarsi: di fatti, persone, situazioni...  Tutto ciò sembra incompatibile con la felicità.
Spesso pensiamo che per essere felici avremmo bisogno di... be', per qualcuno è il denaro, per altri sono gli affetti, la casa, la salute e via dicendo. C'è sempre qualcosa che ci manca, che potrebbe appagare il nostro desiderio.
Ne siamo sicuri?
Non è forse vero che, una volta appagato un desiderio, ne sorge immediatamente uno nuovo?
Il mercato lo ha capito benissimo e continua a ripeterci che dobbiamo aggiornare il nostro modello di TV, di cellulare, di computer, di scarpe... se vogliamo essere felici, o almeno assomigliare a quei bellissimi e sorridenti modelli di uomini e donne che ci guardano dagli spot pubblicitari.
E se la felicità non consistesse nell'appagare ogni desiderio materiale, ma nel sentirsi appagati da ciò che si ha, senza affannarci a desiderare continuamente altro inseguendo modelli che ci vengono imposti dall'esterno?

Magari non sarà una felicità completa, perenne, totale. Ma potrebbe bastare. Accontentiamoci.

(Paola)

Ciascuno cresce solo se sognato

CIASCUNO CRESCE SOLO SE SOGNATO


C'è chi insegna
guidando gli altri come cavalli
passo per passo:
forse c'è chi si sente soddisfatto
così guidato.

C'è chi insegna lodando
quanto trova di buono e divertendo:
c'è pure chi si sente soddisfatto
essendo incoraggiato.

C'è pure chi educa, senza nascondere
l'assurdo ch'è nel mondo, aperto ad ogni
sviluppo ma cercando
d'essere franco all'altro come a sé,
sognando gli altri come ora non sono:
ciascuno cresce solo se sognato.


Danilo Dolci

Un pitone nel pallone

UN PITONE NEL PALLONE
Fabrizio Silei

L'invidia è una brutta bestia. È un pitone che cresce dentro di te e ti accompagna, ti stringe, ti toglie il respiro, si insinua nei tuoi pensieri.
Dall'invidia nascono sospetti, maldicenze, sgarbi e a volte veri e propri maltrattamenti. 
Chi la prova non è più padrone di se stesso, si sente minacciato, incapace, non riesce a reggere il confronto con gli altri, si percepisce come vittima dei soprusi altrui, diviene diffidente, non si fida di nessuno...

Ecco ciò che capita a Federico, un ragazzino di circa dieci anni, da sempre al centro dell'attenzione di genitori, amici e insegnanti, che si trova a dover convivere con un nuovo compagno, brillante e popolare quanto e forse più di lui.
Come fare per intrappolare la bestia e impedirle di nuocere in modo irreparabile?
Come riparare agli errori commessi?

Vi siete riproposti di dedicare un po' di tempo alla lettura con i vostri figli?
Partite da qui!
Questo racconto, letto insieme, è uno strumento per capire e capirsi.
Provare per credere.



(Paola)

venerdì 7 febbraio 2014

Calcio e relazioni sociali

Paola, insegnante della scuola media G. Solari di Albino, ha proposto in una sua classe un’attività di dibattito sul tema del calcio simulando una situazione da set televisivo. Ecco la relazione di una sua alunna.

"Il 20 Dicembre dalle ore 12 alle ore 13 si è tenuto un dibattito sul calcio nella classe 3°F della scuola media G. Solari di Albino. I ragazzi hanno scelto questo argomento per affrontare il loro primo dibattito simulando una situazione da set televisivo. Durante questa ora si è parlato delle relazioni sociali nel gioco del calcio, delle doti del giocatore, di cosa insegna il calcio, dei valori delle squadre, e di molti altri temi interessanti. In questo dibattito erano protagonisti Simone, nei panni di un sociologo, Nicolò, centrocampista dell'Oratorio di Albino, Luca in veste allenatore ed infine, ma non per questo meno importante, la conduttrice dell'evento, la nostra professoressa di lettere. Dal dibattito sono emersi temi interessanti, da prendere in considerazione, come il ruolo dei genitori e delle tifoserie. Dall'esperienza del calciatore e da quella dell'allenatore è emerso che il ruolo dei genitori è più importante di quello che sembra. Sono loro infatti che influenzano le idee e il comportamento dei figli. La conduttrice ha mostrato un manifesto, appeso in uno spogliatoio, con la frase "Chi pensa di avere un figlio campione, è pregato di portarlo in altre società".
Questo ci fa capire cosa alcuni genitori pensano dei propri figli. A volte sono i genitori che si scontrano con l'allenatore perché i propri figli non giocano, senza pensare che probabilmente non sono ancora pronti. Alcuni addirittura urlano contro l'allenatore durante le partite. Questo è sicuramente un atteggiamento da non tenere perché mette in imbarazzo i ragazzi e il figlio in modo particolare.
E' stato discusso, nel corso del dibattito, anche il ruolo delle tifoserie. E' emerso che queste ultime sono una motivazione in più per dare il meglio di se stessi durante una partita. Questo incontro è piaciuto molto agli alunni della 3°F tanto che se ne terrà un altro, il 24 Gennaio, ma questa volta sul tema dell'invidia. Per concludere vorrei dire che, avendo assistito personalmente a questo dibattito, l'ho trovato molto coinvolgente e rivelatore di aspetti importanti della vita quotidiana."

                                                                                                                                 (Valentina, 14 anni)

Ancora sulla rete

In questi giorni abbiamo avuto la dimostrazione delle potenzialità aggressive della "rete" (internet) con gli attacchi vergognosi, di stampo sessista, al Presidente della Camera. Ma non è che la punta dell'iceberg. Moltissime persone, spesso donne, spesso minorenni, sono quotidianamente vessate attraverso i social network.
Ecco allora che, in quanto genitori, dobbiamo avere la consapevolezza del potere anche distruttivo di uno strumento che ha in sé potenzialità enormi.
I nostri figli utilizzano questo strumento con disinvoltura, non sempre con la consapevolezza di ciò che comporta il "postare" qualsiasi pensiero, senza un minimo di autocontrollo (e di autocensura), mettendo letteralmente in piazza anche gli istinti più bassi e volgari.

E' qui che deve intervenire l'educazione, lo sguardo attento su ciò che viene proposto e stimolato da chi si nasconde dietro la rete per attrarre a sé gli ingenui, gli inconsapevoli e gli sciocchi. Facciamo in modo che la riflessione sulle conseguenze di ciò che si dice e si fa non escludano la "zona franca" della rete, dietro la quale dare sfogo alla più vigliacca delle aggressività.

Rete

RETE

La parola "rete" oggi ricorda immediatamente il web, internet, per intenderci.
E in effetti è questo il nuovo modo per essere – o sentirsi - collegati agli altri.
Ed è così importante proprio perchè il senso di solitudine ci schiaccia e ci pervade molto più di qualche decennio fa.
In modo particolare quindi fare rete ci sembra un'opportunità preziosa nel campo dell'educazione e della crescita dei figli.
In fondo noi genitori siamo l'arco da cui far scoccare le frecce dei nostri figli, che sono e saranno "patrimonio dell'umanità". Non dobbiamo pertanto fare tutto da soli. Possiamo chiedere e dare aiuto, sostegno, opinioni per condividere questo compito prezioso con chi, come noi, a volte si sente impotente di fronte al peso dei media, delle mode, della banalizzazione che a volte ci circonda.

Abbiamo il coraggio e l'umiltà di cercare altri che, come noi, desiderano fare meglio. Con una buona rete, faremo una buona pesca.

Tempo perso bis

Mamma lo sai che ho inventato un gioco nuovo?
Sì, ma adesso è ora di riordinare.
Ma mamma, ma ho inventato proprio un gioco nuovo!
Sì, ma adesso è ora di cena e non c'è tempo da perdere, arriva papà e devi riordinare.
E va bene, allora il gioco nuovo quando lo vedi?
Quando c'è più tempo, magari domani.
Domani, domani...la maestra ha detto a storia che il tempo non può tornare indietro, quindi il gioco nuovo non si può vedere domani. E poi: quando arriva domani in questa casa?!

                                                                                                                                                        (Alice)


Tempo perso

Papà, lo sai che la maestra mi ha detto che non si deve perdere tempo. Cosa vuol dire?
Il papà risponde: - Significa che occorre impegnarsi, lavorare, scrivere, colorare. Fare quello che ci viene chiesto senza distrarsi. Ricordati, l'ozio è il padre dei vizi.
Ah già, l'ha detto anche la maestra. Però, se l'ozio è il papà dei vizi lui gli vorrà bene ai suoi vizi e dunque saranno vizi buoni. Dici che è proprio terribile perdere un po' di tempo tutti i giorni? Magari io di vizio divento esploratore!

(Alice)

mercoledì 5 febbraio 2014

Perfezione

Nel nostro immaginario esistono situazioni perfette. Nella realtà... si fanno desiderare. E forse è meglio così. Anzi, sicuramente è meglio così.
Immaginate come sarebbe faticoso vivere con un uomo (o una donna) perfetto, che non sbaglia mai, che non dice mai una parola di troppo, che sa sempre qual è la cosa giusta da fare, che non ha mai un dubbio o un cedimento?
Sarebbe avvilente e poco stimolante, per non dire mortalmente noioso.
Quindi possiamo rilassarci e non crucciarci troppo se ci troviamo qualche difetto, se abbiamo delle fatiche e delle difficoltà... in fondo non siamo perfetti, così come non lo sono i nostri padri, le nostre madri, i nostri partner e i nostri figli. Per fortuna.
Proprio perché la perfezione non esiste, abbiamo sempre un futuro davanti ("perfetto" significa concluso, finito), un traguardo di miglioramento e di crescita da raggiungere o sperare, un sogno da vivere e da proporre. Non è male come prospettiva, vi pare?

lunedì 3 febbraio 2014

Il cavaliere inesistente

IL CAVALIERE INESISTENTE
Italo Calvino


In questo libro i viaggi e le avventure si intersecano con fantasia e originalità, svelando un mondo che ci fa sorridere, ci coinvolge, ci stupisce e ci interroga ad ogni nuova pagina.
Non è facile condensare in qualche riga la storia presentata, che vede muoversi sullo scenario degli accampamenti e dei campi di battaglia dei paladini di Carlomagno diversi personaggi, tutti un po’ protagonisti, proprio come lo siamo noi, gli uni a fianco degli altri, nella vita di ogni giorno.
Mi sembra importante però fermarmi un momento sulla figura di Agilulfo, il cavaliere inesistente appunto.
In effetti egli è costituito dalla sua bianca e perfetta armatura, sempre lucida e in ordine, proprio come i pensieri che contiene.  Agilulfo non possiede un corpo come tutti gli altri paladini di Francia, è costituito da un concentrato di forza di volontà che lo spinge a porre ordine ad ogni passo, a dare una forma chiara al caos delle cose che lo circondano per non perdersi in esse e svanire.
Per il cavaliere inesistente non c’è riposo, non c’è stanchezza, non c’è fame… ma non ci può essere neppure amore, passione, sentimento. La solitudine è la compagna della sua vita; la solitudine che segna la sua perpetua ricerca dell’ordine, della certezza, della perfezione. Che non esiste, appunto. Per fortuna.


(Paola)

Straniero, what's straniero?

Papà, lo sai che oggi all'intervallo ho giocato a lupo?
Bellissimo, e con chi hai giocato?
Oggi, con Mohamed, Maria e Ndiasse. Poi è arrivato Arian, ma è suonata la campana e quindi abbiamo finito il gioco.
Ma i tuoi compagni sono tutti stranieri?
No papà, loro sono bambini.


(Alice)