lunedì 20 aprile 2015

IL MIO CUORE E' UN PURE' DI FRAGOLE

IL MIO CUORE E' UN PURE' DI FRAGOLE
A. Pellai
"Smettila di fare il bambino - ma io sono un bambino!" Così comincia questa storia: la tristezza è un purè di fragole che goccia a  goccia si scioglie, la paura è un cubetto di ghiaccio...Luca scopre, grazie a un viaggio nella casa degli specchi fatto con il suo papà, cosa lo rende davvero ciò che è. Un libro e un cd con la storia narrata, per ricordare che gli altri ci mostrano, specchiandoci, quel che siamo.


LE PAROLE FORTI DELL'EDUCAZIONE

LE PAROLE FORTI DELL'EDUCAZIONE
Rita Gay

Un elenco ben fatto di parole significative in una prospettiva che si allarga dalla relazione figlio-genitore a quelle comunitaria. Un pensiero all'educazione che tiene a mente anche le abilità sociali che il mondo richiede. Autonomia, autostima, cooperazione, promessa, responsabilità: una discussione profonda, poiché non di sola famiglia vive l'uomo.

Secondo incontro, terzo ciclo: LA RELAZIONE TRA PARI

Altro giro, altra corsa!

L'equipe Progetto Incontro vi aspetta giovedì 23 aprile alle ore 20:30 presso le scuole elementari di Albino per il secondo incontro del terzo ciclo; tema: LA RELAZIONE TRA PARI.

Vi aspettiamo numerosi!

Ragazzi di camorra

RAGAZZI DI CAMORRA
Pina VARRIALE

Antonio si è trasferito a Scampia, in casa della sorella e del cognato, Bruno, che lo avvia al piccolo spaccio di hashish presso la scuola. Anche lui dovrebbe frequentare le lezioni, ma sembra avere altro da fare: bighellonare sulla strada, lavoricchiare per i malavitosi locali e divertirsi con il gruppo degli amici.
La vita del quartiere e dei giovanissimi protagonisti viene descritta con cura dall'autrice che, attraverso i pensieri e le parole di Antonio, ci conduce per mano nel mondo dello squallore governato dalla Camorra e ci mostra il fascino e insieme il disagio che provano i giovani di fronte alle proposte che il mondo adulto offre loro.

Il rifiuto di aiuti codificati è chiaro: niente assistenti sociali, insegnanti o poliziotti. Ma un uomo semplice, che spende il suo tempo con i giovani, sulla strada o vicino ad essa, può costituire un'opportunità per cambiare.

lunedì 13 aprile 2015

LABORATORIO DI PSICOMOTRICITA'


L’attività proposta ha lo scopo principale di permettere all'adulto di non essere più solo spettatore, bensì di trasformarsi in attore, parte attiva ed integrante di un contesto di gioco (Tonico/espressivo/simbolico) che porta a rientrare in contatto con il proprio
“Io Bambino”.

Attraverso il gioco non codificato e non strutturato, anche noi ADULTI possiamo permetterci di abbandonarci, attraverso il movimento corporeo, al piacere della scoperta delle nostre emozioni più arcaiche.

Durante il laboratorio verranno messi  a disposizione dei partecipanti diversi tipi di materiale (cubotti di gommapiuma, teli, birilli, cerchi, trucchi, oggetti di recupero...) che, su indicazione della conduttrice, prenderanno forma e saranno il “collante” che creerà relazioni con gli altri partecipanti.
In età adulta infatti, la Psicomotricità può dare il piacere della riscoperta del corpo, del gioco, dello scherzo e, in particolare, la consapevolezza dei nostri modi di relazionarci con gli altri (siano essi adulti o bambini).


Metodologia:
Saranno riservati dei tempi per:
-L'espressività motoria sviluppata a vari livelli;
-L'espressività plastica tramite il linguaggio e lo scritto;

Si consiglia abbigliamento comodo, l'uso di calzini antiscivolo.
Vi chiediamo di portare con voi: una coperta, un cuscino e uno scatola di cartone (tipo  supermercato)
La serata avrà luogo con un minimo di 12 ed un massimo di 22 partecipanti
È richiesto un contributo simbolico di 5 per l’adesione





venerdì 10 aprile 2015

SABATI FAVOLosi

Presso la Biblioteca di Nembro, in collaborazione con i "Giovani Raccontastorie", vi aspettano i SABATI FAVOLosi, racconti animati e laboratori creativi per bambini dai 3 ai 7 anni.

Le attività inizieranno sempre alle 16:30; ecco il programma:

- Sabato 11 aprile, ORSO E BIANCA FARFALLA
- Sabato 18 aprile, SENZA DI TE MI ANNOIO
- Sabato 9 maggio, È ARRIVATO L'AMORE
- Sabato 16 maggio, UNA VERA AMICA.

giovedì 9 aprile 2015

venerdì 3 aprile 2015

Quello che i bambini non dicono (a tavola)

QUELLO CHE I BAMBINI NON DICONO (A TAVOLA)

Quando un bambino rifiuta il cibo – sì, proprio quello buono che avevamo preparato con tanta cura – e chiede di mangiare sempre le stesse cose, noi genitori reagiamo in modo diverso: c’è chi si arrabbia, chi prova a insistere gentilmente, chi si offende e chi lascia perdere e passa subito al piatto alternativo. E i bambini? Come si sentono in quei momenti?
Loro sono piccoli e spesso non sanno spiegare la tempesta emotiva che hanno dentro e che semplificano con un banale “non mi piace”.  Non cadiamo nell’errore di rispondere: “Ma se non hai nemmeno assaggiato…”. Quel “non mi piace” ha un significato diverso, che non ha nulla a che vedere col sapore. Se i bambini potessero tradurre le emozioni in un pensiero articolato, molto probabilmente ci direbbero almeno una delle frasi seguenti:

Cara mamma, caro papà,
  • Quando è ora di mangiare, certe volte ho paura. Ho paura delle cose nuove, perché non so che effetto mi faranno in bocca. Come faccio a mettere “dentro” una cosa che potrebbe essere cattiva o avere una consistenza spiacevole? Come devo reagire se succede? Posso sputare se non mi piace? Mi promettete che non mi sgriderete?
  • Quando mi riempite il piatto, il cibo non mi sembra più cibo, mi sembra un compito da fare, una montagna ripida da scalare. Ho paura di sentirmi pieno, di non avere più voglia di andare avanti. Ho paura che quello che era buono, all’improvviso diventi cattivo. Se succede, voi cosa farete? Farete la faccia scocciata e io mi sentirò cattivo, sbagliato, stupido. Non voglio deludervi.
  • I sapori, anche quelli buoni, mi stufano. Se l’altro giorno quel piatto mi è piaciuto, datemelo ancora, ma non datemene tanto. Lasciatemi libero di prenderne un po’ e poi di chiederne ancora se ne vorrò. A me piacciono le porzioni piccole; poi, quando avrò finito, magari ne chiederò ancora. Posso provare a servirmi da solo?
  • Certi colori hanno un brutto aspetto. Se la minestra è verde scura o marrone, non la voglio. E poi io devo riconoscere quello che mangio, i miscugli mi confondono. Ci sono tanti passati di verdura con colori più belli. Proviamo a farne uno arancione?
  • Lo so che avete letto che bisogna assaggiare un piatto almeno cinque o dieci volte per capirne davvero il sapore, ma è inutile dirmelo sempre. Magari lo assaggerò di nuovo, ma lasciate passare qualche mese, datemi tempo.
  • Quando vi sento tesi e arrabbiati, o distratti dai vostri problemi, io non ho voglia di stare seduto. Parliamo serenamente, scherziamo insieme. Magari quello che "non mi va giù" è la tensione che sento nell'aria. Giochiamo alla pace, almeno quando siamo a tavola.
  • Se vi dico “non mi piace”, a volte non ce l’ho col sapore: quello che mi dà fastidio magari è solo la consistenza. Perché non mi proponete di annusare, prima di mettere in bocca? Magari il profumo mi farà cambiare idea. E poi sono stufo di pappette, datemi anche qualcosa di croccante.  E smettetela di imboccarmi, ormai sono grande.
  • Se quei sapori che voi trovate buonissimi per me sono cattivi, non guardatemi con quella faccia che sembra voler dire “mio figlio è stupido”.
  • Non mi dite: “che cosa vuoi mangiare?”. Per evitare problemi, io non posso che chiedervi sempre le stesse cose. Se volete farmi scegliere, pensate a due piatti e chiedetemi se voglio questo o quello.
  • Ogni tanto, trovate il tempo per cucinare con me: se il cibo lo vedo, lo tocco, lo maneggio, lo annuso, forse a poco a poco mi farà meno paura.
  • Quando mi prendete in giro, mi etichettate con aggettivi antipatici o mi dite che altri bambini sono bravi e mangiano tutto, mi sento ferito e solo, mi detesto perché so che vi deludo. Ma non posso fare nulla per cambiare le cose.
  • Non proponetemi premi o ricompense se mangio quello che non mi piace: voglio imparare a fare le cose perché hanno senso, non per ottenere qualcosa in cambio.
  • Non rinunciate mai a farmi scoprire il cibo, ma fatelo più serenamente.  Perché non facciamo una gita in campagna? Magari in una bella fattoria?
  • Non mi date cibi golosi solo per farmi mangiare “qualcosa”: se fate così non mi state aiutando a risolvere il mio problema, vi state solo arrendendo.
  • Ho bisogno della vostra fiducia. Ditemi che prima o poi ce la farò; anzi, ditemi che ce la faremo.