Per Parlar Di Scuola

La parola scuola è di uso  comune e molto frequente.

Da giovani la si frequenta, da grandi ci si accompagnano i figli e i nipoti. Se ne parla quotidianamente in moltissime famiglie, è oggetto di interesse di studiosi e di politici.... 
Amata, discussa, criticata. Qualcuno direbbe anche odiata. In perenne riforma e iniseme radice della trasformazione. 

Non si può certo dire che parlare di scuola sia cosa semplice!

Noi di Progetto Incontro ci abbiamo provato. Non abbiamo la pretesa di rispondere alle infinite questioni irrisolte, vorremmo invece sollecitare la riflessione sul senso di questa realtà che coinvolge i nostri figli e noi in un cammino a volte faticoso, che vorremmo fosse arricchente e proficuo. 



SCUOLA


Il termine scuola deriva da una parola greca, scholé, che significava “riposo, tempo libero”.
Solo in seguito è passata ad indicare lo studio, inteso evidentemente come un’attività piacevole, che si fa quando non si è costretti ad occuparsi di altre cose più pesanti e noiose.
Eppure oggi non capita raramente di sentirsi domandare: 
“Ma perché devo andare a scuola?” 
Questo “ma” sta ad indicare proprio il disagio del dover accettare questa realtà di cui molti ragazzi farebbero tranquillamente a meno.

Ci siamo posti, allora, la stessa domanda: "A cosa serve la scuola?”
Le risposte possono essere le più varie.... di sicuro il primo punto di partenza per farlo è quello di riscoprire (anche se non sarà facile) il senso profondo di questa esperienza.



Mamma, papà “Perché devo andare a scuola?”

Caro il mio ragazzo, è una lunga storia. Mettiti qui vicino a me e io proverò a spiegartelo. 

Prendi l’esempio di un pulcino: una volta uscito dall’uovo, comincia a zampettare da solo e da subito è in grado di procurarsi il cibo e quindi di sopravvivere.

Noi umani siamo creature un po’ più sofisticate: abbiamo bisogno di tante cure prima di diventare indipendenti ed è per questo che i genitori si occupano di noi per anni e anni. 
Se la società in cui il piccolo di uomo si trova a vivere è semplice e fondata su saperi tradizionali limitati (e quindi tramandabili di padre in figlio), le cure, le parole e gli insegnamenti dei genitori sono sufficienti a garantirsi un futuro sereno. 
Di fatto per tempi lunghissimi gli uomini delle società “primitive”, semplici, hanno fatto a meno della scuola. Il figlio del vasaio, una volta divenuto grandicello, imparava il mestiere del padre osservandolo lavorare e ascoltandone i consigli. 
Il figlio del pastore imparava a curare gli animali dando una mano a qualcuno più grande che già lo sapeva fare… E così via. 

Niente scuola. 
Si incominciava presto a lavorare!




"Mamma, Papà... Io non voglio fare il vasaio o il pastore. Io voglio diventare un informatico".

Sai tesoro, hai detto una cosa interessante. 
Col passare dei secoli, le società si sono trasformate fino a diventare sempre più organizzate, articolate e complesse. Nel tempo i lavori sono cambiati e le scelte per il futuro sono diventate più numerose. 

Per imparare tutto quello che serviva al proprio lavoro non bastavano più le conoscenze dei nonni o di mamma e papà. Ci voleva un maestro, anzi più maestri. Occorreva del tempo specifico per imparare cose sempre più complicate, servivano strumenti (ad esempio libri) e spazi pensati proprio per questo.

Per secoli solo alcuni hanno potuto dedicare tempo alla scuola, cioè a quel tempo "libero" da lavoro che permetteva di acquisire conoscenze specifiche. Erano privilegiati che spesso ricoprivano ruoli a livello politico e sociale. 
Col tempo, lo studio e la conoscenza sono diventati potenti strumenti per migliorare la propria situazione nel mondo. Studiare era un privilegio che sempre più persone volevano condividere. Qualcuno ha cominciato addirittura a pensare e a dire che studiare, che andare a scuola quindi, era un diritto per tutti. 

E' così che si è arrivati a fare delle vere e proprie leggi che hanno reso la scuola "OBBLIGATORIA". In modo da non lasciare nessuno senza questa grande opportunità.
La scuola quindi è diventata un diritto per sé e un dovere verso il proprio Paese.  



"Ho capito mamma. Ma i bambini erano contenti di andare a scuola?"

All'inizio a non essere contenti non sono stati tanto i bambini, quanto molti genitori. 

La gente del popolo, che faticava a procurarsi di che vivere, non era molto contenta di una legge che imponeva loro di mandare a scuola i propri figli, anche solo per pochi anni. Aveva bisogno delle loro braccia, del loro lavoro.

Non è molto diversa la situazione oggi, in molte parti del mondo, dove i figli costituiscono una ricchezza, un aiuto nel lavoro, una fonte di guadagno per la famiglia...
La scuola sembra volerli togliere ai genitori, sembra che sia più una spesa che un guadagno. Questo se si prende in considerazione il breve termine. 

In effetti l'istruzione ha costituito per generazioni di giovani una grande opportunità di miglioramento della propria situazione sociale. Non era più così scontato che il figlio facesse il mestiere del padre (per le bambine la situazione è sempre stata più complicata). Con la scuola poteva trovarne uno tutto suo. Magari migliore.

Non per nulla il tasso di scolarizzazione (cioè la percentuale di di bambini che frequentano la scuola rispetto a tutti i bambini che hanno l'età per andarci) è utilizzato come un indicatore di sviluppo delle società. 




"Si però noi oggi dobbiamo andare a scuola per un sacco di tempo... e non è divertente!
E poi non sempre troviamo un lavoro, anche se abbiamo un diploma o una laurea".

Quante domande! Non so se arò in grado di rispondere a tutto. Vediamo di affrontare un argomento alla volta, con calma e con ordine. 
Cominciamo con il tempo dedicato alla scuola.

E' vero, oggi, da noi, tutti (o quasi tutti) vanno a scuola. Forse abbiamo dimenticato perchè, ma noi genitori ci mandiamo i nostri figli. Anzi, siccome tutti ci vanno, continuiamo ad aggiungere anni di studio e corsi di perfezionamento al curriculum di base proprio per "fare la differenza"... sperando che conterà qualcosa nel mondo complicato in cui ci troviamo a vivere!

Infatti, in una società complessa come quella attuale, è molto importante possedere quelle competenze e abilità di base che ci permettono di orientarci nel mondo e di intraprendere un'attività lavorativa che ci soddisfi.




Ma, se tutti studiano, 
se tutti studiano per molti anni, 
se tutti hanno un diploma, una laurea, un master...
Cosa fa la differenza??
Ha davvero ancora senso andare a scuola??  

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