venerdì 28 marzo 2014

Prima lezione: rispetto e fiducia

PRIMA LEZIONE: RISPETTO E FIDUCIA.


Mauro è pronto: tuta, scarpette, calzettoni, accappatoio, doccia-schiuma, mutande, maglietta intima, ciabattine...”Dovrebbe esserci tutto”...pensa. Chiude la cerniera della sacca e si reca col babbo verso il campo sportivo per l'allenamento. E' il primo giorno per lui e se tutto va bene entrerà a far parte dei “Primi Calci”. Il papà lo accompagna negli spogliatoi dove ci sono già alcuni compagni che si stanno cambiando. Poi gli dà una bella pacca con stretta finale da uomo ad uomo sulla spalla destra e gli dice “Io vado in tribuna divertiti!”. In tribuna incontra un altro papà “Piacere Fausto papà di Mauro”, "Piacere Omar papà di Eric”. Insieme aspettano che i figli entrino in campo. Arriva l'allenatore seguito da venti trottolini in nero ed arancione, distribuisce le pettorine gialle, li divide in due squadrette perché ha deciso di fargli fare una partitella a pallamano per scaldarsi. Il papà di Eric inizia a fare dei commenti ad alta voce “Correre...bisogna farli correre..”, Fausto ignora e guarda il suo ometto che corre, prende la palla, la passa. Segnano il primo goal. Esplosione di gioia per la squadra dalle pettorine gialle. I bimbi giocano mettendoci anima e corpo e la partitella procede fluida, intervallata solo dai continui commenti di Omar: “Vai Eric! Prendigli sta palla!”. “No, non di là...all'altro compagno!” “..Ahhh, non sono capaci....” “Mister, basta! Quando usano i piedi?!” Ad un certo punto un bimbo nel saltare per prendere la palla urta involontariamente un compagno, che cade a terra. “Fallo!Fallo!” esclama Omar saltando su come una molla. L'allenatore continua come se nulla fosse, decide di non fischiare il fallo e la partita procede. Ad un certo punto un compagno dalla pettorina gialla spintona fortemente Mauro che ha appena preso la palla e lo fa cadere. L'allenatore era momentaneamente di schiena e non ha visto. Quando si gira Mauro è a terra, non è dolorante ma non si alza. Fausto si irrigidisce, lo stomaco si chiude, il desiderio di intervenire è alto ma pensa a Mauro, sente che ce la può fare, pensa che se lui non fosse lì ora, dovrebbe farcela comunque. Mentre tutti questi pensieri corrono veloci dentro la testa di Fausto, Mauro si è rialzato, cammina, va tutto bene, l'allenatore gli ha appena dato una pacca da uomo a uomo e Mauro si gira verso la tribuna: il papà lo guarda, gli sorride e alza il pollice verso l'alto. “Vittoria” - pensa il bimbo e restitiusce il pollice alto al babbo per fargli capire che è tutto ok. Fausto si rilassa, riprende a respirare ritmicamente, guarda soddisfatto Omar che subito incalza: “Perchè non hai detto niente? Fosse stato mio figlio gli facevo vedere io!” “Vedi Omar, io rispetto l'allenatore e le scelte che fa, credo nella sua figura e nelle sue capacità. In questo momento mio figlio è nelle sue mani, ce l'ho messo io, oggi è la prima volta, devo dargli almeno una possibilità, oggi è la prima volta che Mauro si allena. Se poi deciderà di continuare con questa squadra, io non interverrò a criticare le sue scelte, al massimo ne parlerò faccia a faccia con lui a fine partita o a fine allenamento. Poi c'è un'altra cosa importante che penso: io ho fiducia in mio figlio, nella sua capacità di proteggersi, di difendersi, di rialzarsi se cade. Per questo non sono intervenuto: questo avrebbe significato non avere fiducia. Lui sa che io ci sono e sono qui per lui, hai visto come si è girato a cercare il mio sguardo? Io ci sono ma è solo lui che può rialzarsi.” Omar è senza parole, annuisce, riflette su quanto sentito, lo sguardo basso a terra, i gomiti appoggiati sulle ginocchia. L'allenamento giunge al termine, i piccoli si fanno la doccia e son pronti per tornare alle loro case affamati come dei lupetti. L'allenatore si avvicina a Fausto, gli stringe la mano, fanno due parole su come è andata poi aggiunge: “Ho apprezzato molto il tuo intervento con Mauro, presente ma non invasivo. Sicuramente è la scelta migliore affinché cresca sviluppando una buona stima di , inoltre ho sentito un gran  rispetto nei miei confronti come persona e come allenatore”. Omar è poco lontano, sta aiutando il figlio ad allacciarsi la giacca. Ora sa di aver fatto degli interventi fuori luogo, ma si vergogna un po', non se la sente di dire nulla al Mister, saluta  sommessamente. Quando il Mister si allontana Omar si avvicina a Fausto, con fatica, gli occhi che non reggono lo sguardo, sussurra un autentico “Grazie...”. “Figurati” dice Fausto con un sorriso “Spero di vederti anche settimana prossima”.

(Cristina)

Nessun commento:

Posta un commento