PRIMA LEZIONE: RISPETTO E FIDUCIA.
Mauro è pronto: tuta, scarpette,
calzettoni, accappatoio, doccia-schiuma, mutande, maglietta intima, ciabattine...”Dovrebbe esserci tutto”...pensa. Chiude la cerniera della sacca e
si reca col babbo verso il campo sportivo per l'allenamento. E' il primo giorno
per lui e se tutto va bene entrerà a far parte dei “Primi Calci”. Il papà lo
accompagna negli spogliatoi dove ci sono già alcuni compagni che si stanno
cambiando. Poi gli dà una bella pacca con stretta finale da uomo ad uomo sulla
spalla destra e gli dice “Io vado in tribuna divertiti!”. In tribuna incontra
un altro papà “Piacere Fausto papà di Mauro”, "Piacere Omar papà di Eric”.
Insieme aspettano che i figli entrino in campo. Arriva l'allenatore seguito da
venti trottolini in nero ed arancione, distribuisce le pettorine gialle, li
divide in due squadrette perché ha deciso di fargli fare una partitella a
pallamano per scaldarsi. Il papà di Eric inizia a fare dei commenti ad alta
voce “Correre...bisogna farli correre..”, Fausto ignora e guarda il suo ometto
che corre, prende la palla, la passa. Segnano il primo goal. Esplosione di
gioia per la squadra dalle pettorine gialle. I bimbi giocano mettendoci anima e
corpo e la partitella procede fluida, intervallata solo dai continui commenti
di Omar: “Vai Eric! Prendigli sta palla!”. “No, non di là...all'altro
compagno!” “..Ahhh, non sono capaci....” “Mister, basta! Quando usano i
piedi?!” Ad un certo punto un bimbo nel saltare per prendere la palla urta
involontariamente un compagno, che cade a terra. “Fallo!Fallo!” esclama Omar
saltando su come una molla. L'allenatore continua come se nulla fosse, decide
di non fischiare il fallo e la partita procede. Ad un certo punto un compagno
dalla pettorina gialla spintona fortemente Mauro che ha appena preso la palla e
lo fa cadere. L'allenatore era momentaneamente di schiena e non ha visto.
Quando si gira Mauro è a terra, non è dolorante ma non si alza. Fausto si
irrigidisce, lo stomaco si chiude, il desiderio di intervenire è alto ma pensa
a Mauro, sente che ce la può fare, pensa che se lui non fosse lì ora, dovrebbe
farcela comunque. Mentre tutti questi pensieri corrono veloci dentro la testa
di Fausto, Mauro si è rialzato, cammina, va tutto bene, l'allenatore gli ha
appena dato una pacca da uomo a uomo e Mauro si gira verso la tribuna: il papà
lo guarda, gli sorride e alza il pollice verso l'alto. “Vittoria” - pensa il
bimbo e restitiusce il pollice alto al babbo per fargli capire che è tutto ok.
Fausto si rilassa, riprende a respirare ritmicamente, guarda soddisfatto Omar
che subito incalza: “Perchè non hai detto niente? Fosse stato mio figlio gli
facevo vedere io!” “Vedi Omar, io rispetto l'allenatore e le scelte che fa,
credo nella sua figura e nelle sue capacità. In questo momento mio figlio è
nelle sue mani, ce l'ho messo io, oggi è la prima volta, devo dargli almeno una
possibilità, oggi è la prima volta che Mauro si allena. Se poi deciderà di
continuare con questa squadra, io non interverrò a criticare le sue scelte, al
massimo ne parlerò faccia a faccia con lui a fine partita o a fine allenamento.
Poi c'è un'altra cosa importante che penso: io ho fiducia in mio figlio, nella
sua capacità di proteggersi, di difendersi, di rialzarsi se cade. Per questo
non sono intervenuto: questo avrebbe significato non avere fiducia. Lui sa che
io ci sono e sono qui per lui, hai visto come si è girato a cercare il mio
sguardo? Io ci sono ma è solo lui che può rialzarsi.” Omar è senza parole,
annuisce, riflette su quanto sentito, lo sguardo basso a terra, i gomiti
appoggiati sulle ginocchia. L'allenamento giunge al termine, i piccoli si fanno
la doccia e son pronti per tornare alle loro case affamati come dei lupetti.
L'allenatore si avvicina a Fausto, gli stringe la mano, fanno due parole su
come è andata poi aggiunge: “Ho apprezzato molto il tuo intervento con Mauro,
presente ma non invasivo. Sicuramente è la scelta migliore affinché cresca
sviluppando una buona stima di sé, inoltre ho sentito un gran rispetto nei miei confronti come persona e
come allenatore”. Omar è poco lontano, sta aiutando il figlio ad allacciarsi
la giacca. Ora sa di aver fatto degli interventi fuori luogo, ma si vergogna un
po', non se la sente di dire nulla al Mister, saluta sommessamente. Quando il Mister si allontana
Omar si avvicina a Fausto, con fatica, gli occhi che non reggono lo sguardo,
sussurra un autentico “Grazie...”. “Figurati” dice Fausto con un sorriso “Spero
di vederti anche settimana prossima”.
(Cristina)
Nessun commento:
Posta un commento