mercoledì 19 marzo 2014

Le brave bimbe non esistono

LE BRAVE BIMBE NON ESISTONO

Lucia è una bimba di 4 anni e mezzo, “Ormai- dicono tutti - “è una signorina!”. Si veste da sola, fa colazione senza sporcarsi, va volentieri all'asilo, è educata, saluta tutti. Da poco la mamma ha avuto un fratellino e Lucia è molto collaborativa e aiuta sempre la mamma essendo autonoma, apparecchiando la tavola, controllando Fabio nella culletta mentre fa la nanna. Le  maestre sono entusiaste “Non se ne vedono molte di bimbe così, non sai neanche se c'è!”. Lucia sembra una bimba molto amata ma il suo sguardo talvolta è un po' triste. E' una bella giornata di inizio primavera e la maestra osserva Lucia giocare con gli amichetti in cortile. E' sempre molto attenta, gli occhietti vispi tengono tutto sotto controllo, i suoi movimenti controllati, il vestitino rosa intenso fa dei piccoli balzi senza scomporsi; talvolta sorride, guarda Sara che correndo a più non posso con le guance belle rosse e i capelli corti e sudati alla base ride a più non posso: è riuscita dopo vari tentativi a rubare la palla a Matteo. Lui la insegue, lei girandosi per vedere dov'è si inciampa e casca. La palla rotola e Matteo la prende, mentre lei si rialza e continua a giocare, ignara dello strappo ai pantaloni lavati e stirati con cura dalla mamma. Lucia è ancora lì, che segue la scena ai lati, come un nostalgico guardalinee che osserva da fuori una scena che vorrebbe vivere “da dentro”. La maestra chiama Lucia e le dice “Allora Lucia, ti diverti?” Lucia non risponde, fa spallucce; il suo sguardo è sempre sui bimbi che corrono. Allora la maestra aggiunge “Come mai non corri e giochi con loro?” Lucia con un tono da donnina, di chi sa il fatto suo annuncia quasi in modo solenne “Maestra io non posso sporcarmi, la mamma ha già tanto da fare ora che è arrivato Fabio.” “Mmm capisco - continua la maestra - “ma tu sei una bimba è giusto che tu possa giocare con gli altri bimbi, vedrai che se ti sporchi, la mamma non si arrabbierà”. Aggiunge allora Lucia “Il papà dice che i giochi non si devono rubare, perché sennò cadono e si rompono. I giochi sono preziosi, bisogna trattarli bene perché costano tanti soldini. Sai maestra, ora che la mamma è a casa con Fabio papà lavora tante ore e noi siamo quattro da mantenere..”. “Tutto quello che dici è vero Lucia e il papà ha ragione, i giochi sono preziosi, ma i bimbi ora si stanno rubando la palla e la palla è fatta apposta per cadere per terra e rimbalzare.”. “Si - dice Lucia - ma la nonna quando mi porta al parco urla sempre “Stai attenta con quel coso, farai male a qualcuno”, oppure se corro dice “Guarda che cadrai e ti farai male”... ”E a me maestra, che avevo tanta voglia di parco, mi passa proprio tutta la voglia di giocare, allora sto lì a guardare e la nonna è tutta contenta che non faccio disastri, ma un parco non è un parco se non ci puoi giocare”. La maestra sente che Lucia è in difficoltà e le chiede “Ma tu non ti stanchi mai di essere sempre così tanto brava e ascoltare tutto tutto quello che ti dicono?!”, Lucia non risponde, fa spallucce, torna dai compagni ma le parole della maestra le restano dentro. La sera, a casa con la mamma Lucia si scioglie in un pianto irrefrenabile apparentemente senza motivo. La mamma sorpresa di tanta emotività nella sua donnina la guarda con amore e le chiede cosa succede, lei tra i singhiozzi chiede “Mamma, ma tu mi vuoi bene anche se io non sono brava?”. “Lucia, tesoro, la mamma ti vorrà sempre bene. Perchè mi fai questa domanda? Tu sei sempre così brava!”. "Appunto mamma io sono stanca!”. Lucia piange a dirotto, la mamma la prende in braccio e si accoccolano sul divano, accoglie il pianto e le fa un po' di carezze, Lucia sente che la mamma c'è, che le vuole bene anche se piange e riesce a calmarsi. Decidono così insieme di scrivere una storia illustrata: Lucia disegna, la mamma colora e restano tutta sera vicine vicine. La mamma guarda la sua bimba con tenerezza, quella bimba che tutti chiamano signorina, in realtà è solo una bimba di 4 anni e mezzo che ha ancora bisogno di correre, ridere, giocare, piangere e stare con la sua mamma.

(Cristina)

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