ASPETTATIVE
E' una parola terribile. Fa storcere il naso solo a
sentirla nominare.
Eppure sembra che ciascuno di noi abbia sperimentato la
sua forza: siamo stati tutti oggetto di aspettative da parte di altri (
genitori, amici, colleghi, datori di lavoro...) e abbiamo nutrito (e nutriamo)
aspettative nei confronti di molte persone, soprattutto di quelle che ci sono
più vicine.
Avere delle aspettative significa aspettarsi che
l'altro faccia, dica, viva... in un certo modo, come lo abbiamo immaginato e
pensato. Lo facciamo in continuazione quando pensiamo al futuro dei nostri
bambini. Proprio perché vogliamo per loro il meglio. Vogliamo che abbiano un
diploma, che abbiano una buona posizione lavorativa, che trovino compagni di
vita positivi, che non abbiano particolari difficoltà economiche...
In particolare per i nostri figli ciò che auguriamo
loro è quanto di meglio noi abbiamo immaginato e pensato per loro.
Quasi sempre però i nostri desideri non corrispondono a
quelli di chi dovrebbe incarnali ed aspettative troppo alte o solamente troppo
diverse dalla condizione di realtà della persona che ne è l'oggetto creano
dolore e delusione.
Ciò che si immagina per il futuro dei figli può
diventare una gabbia da cui è difficile fuggire. Di sicuro non è possibile
farlo senza dolore: per aver deluso e ferito "chi non lo meritava",
per non essere all'altezza delle richieste, per la decisione di lasciarsi alle
spalle un futuro "sicuro", precostituito, per fare spazio al nuovo,
all'imprevisto, alla costruzione di sé, passo dopo passo.
Considerata l'impossibilità di farne a meno, perché non
orientare le nostre aspettative di genitori sulla padronanza di buoni
strumenti, di abilità per la vita, capaci di supportare il percorso e le scelte
che ciascuno dei nostri figli vorrà fare?
(Paola)
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