Daniel
Pennac
Un lupo
dentro un recinto, allo zoo, e un bambino che da ore lo fissa, che non se ne va
e non si stanca di guardarlo.
Ma il lupo
ha un occhio chiuso ed è difficile incrociare il suo sguardo.
Solo
quando anche il ragazzo decide di fare lo stesso, di guardarlo con un occhio
solo, i loro sguardi e le loro vite si incontrano. E' nelle pupille dell'altro
che si leggono le vite.
Ed
iniziano i racconti: quello del lupo che ricorda la sua infanzia, libero tra le
nevi dell'Alaska e quelli del ragazzino, il cui nome è Africa, come il
continente in cui è cresciuto e che ha percorso con i suoi viaggi attraverso il
deserto, la savana e la foresta.
Ed è il
racconto che libera i ricordi, anche quelli più lontani e dolorosi, legati alla
perdita e all'abbandono, quelli che avevano generato la forte sensazione di
solitudine che li teneva intrappolati.
In una
gabbia chiamata paura, delusione, diffidenza, indifferenza.
Ma è una
gabbia di cui ci è possibile trovare la chiave. Perchè non cercarla insieme?
(Paola)
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