Ci siamo guardate un po’ attorno e abbiamo visto: persone sole; genitori disperati;
figli sregolati; comunità frammentate; sguardi senza futuro.
Ma abbiamo visto anche:
persone che desiderano relazioni, contatti, legami; genitori che cercano aiuto
e genitori che ne danno; figli che chiedono che sia posto loro un limite, un
abbraccio, un contenimento; un domani ricco, sereno, perché costruito insieme.
Molte delle problematiche
citate ci riportano a quella che gli esperti definiscono “modernità liquida”,
una realtà caratterizzata da sempre meno strutture forti, legami duraturi,
desideri, progetti e speranze. L’individuo, separato da formazioni sociali,
identità locali, nazionali o etniche, si preoccupa solo del proprio benessere
individuale, del proprio piacere immediato, della chiacchiera, dei consumi usa
e getta. Ecco così che si va verso una sorta di individualizzazione che porta a
essere atomi senza legami, soli e in solitudine; l’individuo è sempre più
convinto che il suo successo/insuccesso dipenda esclusivamente dalle proprie
capacità, senza nessun soccorso da parte della società. Come conseguenza si va
anche verso una deregolamentazione e privatizzazione dei compiti,
caratteristiche di una società dell’individuo autonomo che si auto-decide e che
sceglie da solo la propria strada.
Se l’individuo è solo, lo
sono anche i genitori e le famiglie. Famiglie sempre più distanti, poco
disposte alla collaborazione e all’aiuto reciproco, ci si chiude nel proprio
piccolo rango, soprattutto per la convinzione della non ingerenza. Si è fin qui
creduto, infatti, che l’educazione familiare dovesse ricadere solo nell’ambito
del privato, si è enfatizzata l’autosufficienza soprattutto normativa delle
famiglie. Chi interviene da fuori è visto come un intruso, i rimproveri
orizzontali nella comunità sono sentiti come invadenti e inopportuni.
Sono situazioni nate dal
forte desiderio di auto-determinazione (“io sono libero, artefice del mio
destino, non mi faccio condizionare da nulla”). Le possibilità di scelta sono
infinite, ma di fatto quest’assenza di limiti, di confini impedisce proprio di scegliere
e di definire la propria vita. Risultato: indecisione continua. Il mondo si sta
trasformando in una distesa di opportunità pronte a essere colte dagli
individui per guadagnare il maggior numero di soddisfazioni possibili. Ma
questo tipo di vita è una vita “liquida”, costituzionalmente incapace di
mantenere invariata la propria forma e seguire per lunghi tratti la stessa
rotta. Una vita caratterizzata da successioni ininterrotte di nuovi inizi,
vissuta in condizioni di continua incertezza, con la paura di essere colti alla
sprovvista, di rimanere indietro e perdere il momento della svolta.
La fiducia nel futuro è
labile, le relazioni si disgregano, la rete si fa più leggera, gli individui e
le famiglie sono sempre più fragili, soli, con la convinzione di poter contare
solo su se stessi.
Come potersi, allora,
auto-determinare, auto-costruire se ci si sente persi, proprio perché slegati
da ogni vincolo? E se fossero proprio questi vincoli la nostra ancora? Se
anziché chiamarli vincoli, li chiamassimo legami? Non è forse di persone che
sentiamo la mancanza?
Il vincolo è un limite che
mi contiene, è un legame e un nodo che ancora e fa crescere. Ecco qui
l’importanza di una rete condivisa e condivisibile. Ecco qui l’importanza di
poter contare su qualcuno, di sentire il calore e la vicinanza dell’altro, di
poter mettere a disposizione reciprocamente le proprie potenzialità.
Insieme si può.
Noi ci siamo. E voi?
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